Esiste una corrispondenza tra le modalità con cui Nespolo costruisce le sue opere pittoriche e filmiche – la perenne tensione a scomporre e poi a ricomporre – e la tecnica di scrittura dei suoi testi, che procedono per un analogo montaggio di analisi supportate da citazioni e esemplificazioni, talvolta seguite da un improvviso scarto per introdurre nuovi elementi e considerazioni. Nespolo stesso ha dichiarato che la sua è un’arte “con la vocazione per la libertà e che vive di pensiero”: un preciso autoritratto che lui fa di sé che è bene non dimenticare quando si leggono i suoi testi. All’insegna di queste tenaci convinzioni, Ugo ha attraversato, dagli anni Sessanta ad oggi, l’arte contemporanea italiana e internazionale da protagonista, attento sia ai movimenti che s’andavano dipanando, sia alla complessa storia dell’arte del Novecento e dei secoli precedenti, sempre comunque facendosi portatore di una voce e di un’esperienza autonome, inconfondibili, caratterizzate da un eclettismo colto che si è avvalso di materiali insoliti e diversi (tela, legno, carta, ceramica, tessuto, per citarne solo i principali) e del ricorso e all’immersione nei segreti e nelle virtù dell’immagine filmica. Fedele a questi principi, Nespolo ha scomposto e frantumato le forme, attraverso i suoi segni memori di tutte le possibili soluzioni della geometria, e le ha poi riaccorpate, tramite incastri, in una visione alternativa che comunque aspirava a una sua intima coerenza, propria delle antiche…