Raccontare de Il Filo di Arianna (FdA) è narrare di ‘adozioni’, di tante storie che si incrociano, si sfiorano; è un po’ come seguire un filo che percorre labirinti, spesso sconosciuti, di persone che non si conoscono ma che, in una sera, finiscono per condividere segreti; è riferire di sguardi, parole, sorrisi, lacrime, gioia, bimbi; a volte il Filo porta in labirinti oscuri e sconosciuti, occorre fidarsi, buttarsi. Al Filo di Arianna le persone rischiano nel momento in cui decidono di intraprendere la strada dell’adozione, di diventare genitori in modo non convenzionale: in quel momento sorge più forte l’esigenza di condividere con altri la stessa esperienza. È nella parola “altri” la forza del Filo, perché gli altri sono proprio quelli che possono capire, condividere, ascoltare… sono altri che possono aiutare! Raccontare de Il Filo di Arianna è narrare di chi ha permesso che nascesse, diventando un riferimento per molte coppie vicine e meno vicine. Come in tutte le storie, anche ne Il Filo di Arianna esiste il “C’era una volta”.