La scarsità di fonti compiutamente quantitative disponibili per l’età medievale, e specie poi per un secolo ancora così relativamente ‘alto’ come il Trecento; la povertà di studi critici, per certi aspetti conseguente a questa insoddisfacente situazione documentaria, che dell’interscambio o comunque del flusso commerciale tra gli operatori di due città di spiccato carattere mercantile e per quell’epoca si siano occupati; la consapevolezza, infine, che l’esame del movimento commerciale su e tra Firenze e Pisa tocca l’asse forse più ricco e significativo dell’economia probabilmente europea del basso Medioevo; tutti questi dati e queste considerazioni, quindi, rendono sufficiente ragione, si ritiene, se, una volta reperiti tre registri doganali che invece sembrino ben rivestire una tale caratteristica documentaria e rispondere perciò almeno in parte alle curiosità appena espresse, si sia pensato di esaminarli e pubblicarli congiuntamente nella loro integrità, pur se essi non sono in verità cronologicamente continui e in parte risultino anche tra loro leggermente diversi quanto alle finalità d’uso. Di tutto ciò si darà però conto analitico e ragionato nel primo capitolo del lavoro. Qui preme soltanto affermare che tale documentazione, nel suo insieme, fornisce dati attendibili sulla struttura della presenza, dell’attività e del peso dei mercanti pisani a Firenze e di quelli fiorentini a Pisa, anche se per un periodo di tempo relativamente limitato: per quattro prima e due mesi…