Oltre che a ripercorre la vita di Cicerone con il linguaggio dello storico, Arnaldi ricorre a una scrittura tipica degli anni Venti e Trenta, sostanzialmente impressionista, che si legge ancora con un certo gusto. Certo non è strano se questo mirabile Cicerone sia stato scritto dall’autore dopo l’esperienza della prima guerra mondiale, partecipandovi di persona, e la seconda edizione dopo quella della seconda guerra mondiale, più che altro subita duramente, per cui l’Arnaldi può richiamare continuamente le vicende anche belliche e i loro riflessi nell’età di Cesare e Cicerone, dando lo sfondo alla vita e alla tragica fine dello scrittore romano e a quella humanitas in cui, pur nella complessa vicenda di significati e sfumature molteplici, convergono i vari, per quanto coerenti, modi di essere veramente e degnamente uomini.