Da Giovan Battista Marino a Francesco Petrarca, passando soprattutto per Ludovico Ariosto e Torquato Tasso, i contributi qui raccolti, pur nella loro eterogeneità di contenuti e metodologie, presentano un comune denominatore. Essi analizzano gli usi e i fini poliedrici della ‘narrazione in versi’, nella consapevolezza che tale narrazione riesce ad assumere svariate forme e sfaccettature (dai versi dipinti a quelli sacri, dagli eroici ai romanzeschi). L’analisi pone in risalto anche una serie di questioni più ampie, che coinvolgono in generale la ‘forma poema’ nelle sue svariate declinazioni di ‘romanesco’, ‘epico’, ‘eroico’, ‘eroicomico, ‘sacro’, ‘figurato’. La narrazione di battaglie, assedi, scontri singolari, amori contrastati, scambi di persona, encomi differiti mostra quanto sia estesa la ‘materia’ che il poema può includere al proprio interno: rispetto a essa il letterato selezionerà strumentalmente specifici percorsi e direzioni. La trasposizione letteraria del poema di Carracci e, viceversa, la traduzione pittorica dell’episodio poetico di Erminia, le caratteristiche peculiari di alcuni personaggi principali dell’Orlando furioso ariostesco e della Gerusalemme liberata tassiana, la peculiarità del racconto pulciano legato alla morte di Margutte e l’immagine retorica del ‘perfetto principe’ operata da Giambattista Cantalicio, il tentativo di innalzare Erasmo da Valvasone ad auctoritas e i rovesciamenti parodici di Giulio Cesare Croce configurano, infatti, una…