Raccontare la tradizione con uno sguardo nuovo, quello di chi osserva. Ad osservare è Bruno Domaine, fotografo ed ex sindaco di Saint-Nicolas che nel suo ultimo libro «Valle d’Aosta, une vallée, une vache, un monument» (190 pagine, 25 euro) accosta i tre elementi che nell’immaginario collettivo simboleggiano la Valle d’Aosta: le mucche, il paesaggio e i monumenti storici. Un improbabile connubio, una sfida personale che, come spiega l’autore nell’introduzione «nasce dalla voglia di lasciarsi trasportare dalle sensazioni, giocare un po’ di fantasia. Ad accomunare questi elementi è la loro diffusa presenza nella nostra realtà. Da qui l’idea di rivisitare, da una prospettiva diversa, tutta una serie di siti storici della rappresentazione fotografica già inflazionata». La motivazione più personale arriva, invece, dalla dedica al padre che all’allevamento bovino ha dedicato una vita intera. Cogliere l’attimo non è sempre facile, così la genesi del volume ha richiesto 4 anni all’inseguimento delle situazioni ideali dalle condizioni meteo, alla luce, alla presenza dell’animale vicino al sito. Il risultato è un affascinante viaggio che attraversa 30 paesi valdostani e i loro monumenti. La vera protagonista rimane però la mucca, quel pio bove cantato da Carducci e qui disvelato in tutte le sue sfaccettature ed espressioni. Da quelle più tenere a quelle più solenni a testimonianza di quel prezioso rapporto simbiotico che da sempre si crea tra una bovina e il suo allevatore…