Bruno Nardi (Altopascio delle Spianate 1884 – Roma 1968) è stato uno dei primi storici italiani della filosofia medievale, noto, tra l’altro, per i suoi studi su Dante. Egli aveva conservato con cura cinque quaderni contenenti il lavoro preparatorio di una tesi di laurea che gli era stata assegnata da Giuseppe Melli. Questo studio, al quale si dedicò negli anni 1914-1916 quando a Firenze voleva convalidare la sua laurea di Lovanio, era dedicato al problema delle idee e dell’intelletto nella filosofia di Aristotele, indagato però a partire dalla critica che ne aveva fatto Antonio Rosmini in Aristotele esposto ed esaminato. Le circostanze della vita impedirono a Nardi di portare a compimento l’opera. La pubblicazione di queste carte, conservate presso l’Archivio della Fondazione Ezio Franceschini a Firenze, rivela ora l’importanza che Rosmini ebbe per Nardi. Esse mettono in risalto come, pur divergendo da lui nel giudizio su Aristotele e su altre tesi più generali, il giovane studioso non si discostasse dal modello storiografico indicato da Rosmini e, anzi, vi aderisse, facendo coincidere strettamente analisi filologica e interpretazione teoretica e ragionando il rapporto tra essere e pensiero a partire dall’impostazione basilare data da Platone e Aristotele. Mettono pure in luce come l’interesse di Nardi per la concezione aristotelica dell’intelletto, che ebbe una storia rilevante nei suoi studi, avesse già trovato in questa tesi la sua chiara manifestazione.