Che la mostra non sia fine a se stessa, ma si presenti come corollario di indagini e ricerche avviate da diversi anni lo dice il denso apparato di studi che introduce alla conoscenza del contesto artistico eugubino dalla metà del XIII secolo alla seconda parte del secolo successivo. In tal modo le opere oggetto del catalogo vero e proprio, esaminate con metodo filologico e pluridisciplinare, danno luogo alla ricomposizione di importanti presenze di opere ora smembrate e sparse tra musei e collezioni in Italia e all’estero e riconducono alle figure di pittori che, spesso lasciati in passato senza nome, ritrovano identità, patria e bottega. Diversi di loro ebbero l’opportunità di lavorare nella Basilica di Assisi, al tempo della sua prima decorazione pittorica, poi con Cimabue, Torriti e Giotto, infine con Simone Martini e Pietro Lorenzetti, ed è per questo che i pittori di Gubbio furono tra i primi a recepire e divulgare le straordinarie innovazioni che diedero luogo alla nascita dell’arte occidentale. Ingiustamente trascurata dagli studi, la piccola città di pietra incastonata tra i monti appenninici, riacquista grazie a questo catalogo, un peso e una dimensione non trascurabili nel campo della storia dell’Arte medievale.