Ediz. multilingue. Difficile catalogare il profilo artistico di Claudio Nicolini, se non come un instancabile sperimentatore. D’altra parte, la lunga esperienza del creativo doveva aver sottolineato, da una parte, la sua inclinazione all’inventiva brillante e, soprattutto, doveva avergli dato quello spirito di trasformazione, quella necessità di provare tecniche ed effetti nuovi per declinare la propria ricerca espressiva. Ci sono artisti, infatti, che messo a punto un procedimento, proseguono instancabilmente su quella strada lungo tutto il corso della loro carriera: in quel caso, il percorso artistico, quando e finché c’è sviluppo, si dipana a livello esclusivamente formale. Ce ne sono invece altri, come Nicolini, che si cimentano su un dato repertorio di forme sottoponendolo alle verifiche e ai trattamenti più vari. La ricerca di Nicolini, infatti, è sempre stata sperimentale, sia dal punto di vista della tecnica, anzi delle “nuove ricette”, come gli scrive in una lettera affettuosa l’amico scultore Stefano Soddu, sia da quello del linguaggio. Rimanevano costanti, però, le coordinate della sua indagine intorno alla figura, anche se declinante verso l’astrazione, come diceva l’artista stesso in un’intervista, e intorno ai temi della memoria: la sua, infatti, rimane una pittura popolata di “presenze”; di arcani, di impronte. […]